Recensioni musical-cine-letterarie, a cura del critico Vincenzo Crosta
Abbiamo incontrato Vasco Rossi dopo la malattia. Ha spaventato tutti, schiere di fans sognanti e medici devoti al proibizionismo. Ma ora Vasco è quello che conoscevamo e che abbiamo intervistato in lunghe notti insieme, al tenue chiarore di lampade orientali, persi dietro quella voce che è meglio, e più, di un cachinno scalda anime, di una carta vetrata da orgasmo, di una cavalla di razza che la vita ha ostacolato senza azzoppare.
Vasco tradisce la sua affiliazione agli Illuminati |
Ci fa ascoltare un pezzo inedito, ormai sono le 14.15; lancinanti acuti ci scompensano la motilità dei succhi gastrici. Il brano scorre via lento, placido: è qualcosa di irriconoscibile, un lamento di note e parole che un po’ ricorda un Casatchok barocco L’esecuzione ci scava dentro un senso di vuoto (intanto si fanno le 15.00), fa esplodere sete d’aria. E fame, fame e basta. Azzardiamo un richiesta al nostro: musica per le fauci, un cornetto, un gianduiotto, un vago sentore di formaggio pecorino. Vasco è stanco, ci congeda e ci abbraccia. Sentiamo il suo respiro ancora arrancante, come un rantolo che promette la fine.
Siamo in strada: l’amicizia è una bella cosa. Anche le trattorie, quando aperte. E’ pomeriggio, le luci della sera si innalzano. Il nostro taccuino rifugge la commestibilità. Nell’aria riecheggia “Toffee” del grande Vasco.
Ma non abbiamo nemmeno una caramella, vaffanculo e alla prossima.
***
Servillo ha studiato recitazione al Marlboro's Studio |
Servillo, la Ferilli e Verdone compongono un trio dalla recitazione angelica, capace di porre lo spettatore di fronte ai propri limiti, ai propri dissidi.
Fa da sfondo una città dalla bellezza fatiscente, che decade senza preoccuparsi delle conseguenze, instabile e vivissima, traditrice e fedelissima al contempo.
Siamo italiani ed allora gridiamo “evviva”. Detto questo, Sorrentino ci sta sul cazzo.
***
Anche a Suor Germana non tutte le ciambelle riescono col buco |
Un libro così non si vedeva dai tempi dell’esistenzialismo cannibale di Sartre; Suor Germana srotola agli occhi di noi appassionati seguaci il rosario delle scelte gastronomiche, la responsabilità dell’uomo comune e borghese di fronte ad un cosciotto di pollo ben rosolato.
Attoniti e grati, ci lasciamo trasportare dalle dosi sapientemente elargite ed esplicate.
Zucchero e
sale, pinzimonio e conserve. Nulla sfugge all’ansia classificatoria di
questa stronza vestita di bianco, responsabile delle nostre ultime
analisi, dei segnali rossi sotto le voci “trigliceridi” ed
“ipercolesterolemia”. Quando cadremo in coma diabetico, ricorderemo Suor
Germana ed il suo impareggiabile candore traditore, al becchino che ci
vestirà offriremo un ultimo rigurgito all’aglio marinato.
L’opera omnia di Suor Germana, da non perdere, per perdersi.
Nessun commento:
Posta un commento